Tratto dal libro “L’umanità al Bivio. I passi verso la Nazione Umana Universale” di Guillermo Sullings, Edizione italiana Multimage 2017

I 120 PASSI

Sulla base dell’analisi dei temi più importanti fatta in precedenza, cercheremo ora di fare una breve sintesi dei passi che consideriamo indispensabili per avanzare sulla via della Nazione Umana Universale. I passi da compiere non si esauriscono certo nell’elencazione che faremo qui, che è soltanto un punto di partenza perché altri possano continuare ad aggiungere proposte. D’altra parte stiamo parlando di passi molto generali, ognuno dei quali, per essere effettuato, dovrà essere preceduto da altri piccoli passi preparatori, dal momento che si tratta di un processo. La cosa importante è avere delle immagini di riferimento sugli obiettivi fondamentali, come pure ricordare che, per scalare la vetta della Nazione Umana Universale, possiamo affrontare i primi passi, gli obiettivi più vicini da abbordare, anche agendo separatamente e in punti lontani tra loro. Ma è sicuro che, per poter effettuare i passi più complessi sarà necessario articolarsi con altri per guadagnare forza, e tale articolazione sarà più facile se la si realizzerà fin dal primo momento, interagendo con quanti stanno andando nella stessa direzione.

In primo luogo esporremo alcuni passi generici e preliminari; passeremo poi ad esporre i passi specifici che bisognerà compiere in ogni area.

PASSI GENERICI

Persone

  • Aderire al progetto definendosi “cittadini” della Nazione Umana Universale ed essere disposti a ricevere informazioni sulle attività che vengono realizzate.
  • Dare il proprio appoggio con la firma, con le idee o con il voto, alle consultazioni di base su obiettivi puntuali, legati a conflitti specifici, locali o nazionali.
  • Appoggiare le attività organizzate dai movimenti sociali che lottano per alcuni di questi obiettivi.
  • Entrare a far parte, come volontari, di un’organizzazione o di un movimento sociale.
  • In occasione delle elezioni, appoggiare con il voto i candidati che si siano impegnati a sostenere il progetto; non votare mai per chi propone politiche manifestamente opposte.
  • Collaborare alla diffusione degli ideali e degli obiettivi della Nazione Umana Universale nel proprio ambito immediato.
  • Proporsi di far avanzare, nella vita quotidiana, i comportamenti coerenti e solidali, trattando gli altri come si vuole essere trattati, sia come semplice atto di volontà, sia consolidando insieme ad altri la pratica dei valori umanisti.

Organizzazioni e Movimenti Sociali

  • Aderire come organizzazione al progetto della Nazione Umana Universale.
  • Organizzarsi al proprio interno secondo i principi della democrazia reale.
  • Lavorare per uno degli obiettivi specifici del progetto, coinvolgendo altri volontari e promuovendo iniziative. Diffondere le attività dando visibilità ai conflitti.
  • Mobilitarsi per esigere che le autorità prendano le misure necessarie a risolvere gli aspetti del conflitto che sono di loro competenza.
  • Di fronte alla mancanza di risposte denunciare pubblicamente i governanti, esigendo il ricorso a consultazioni popolari e l’abilitazione degli strumenti di democrazia reale.
  • Coordinarsi con altre organizzazioni che lavorano sulla stessa problematica e realizzare consultazioni popolari, anche quando esse non siano ancora previste dalla legge, coinvolgendo i cittadini nella risoluzione del conflitto e nella richiesta delle dimissioni dei politici inadempienti.
  • Articolarsi con altre organizzazioni (a livello locale e nazionale) che, pur lavorando su altre tematiche, aderiscono all’obiettivo della Nazione Umana Universale.
  • Organizzare forum insieme alle organizzazioni che già si sono coordinate tra loro e darne diffusione su ampia scala. Articolarsi con organizzazioni affini di altri paesi.
  • Incrementare la pressione verso i governi su tutti i temi dell’agenda delle organizzazioni; continuare a chiedere strumenti vincolanti di democrazia reale.
  • Intervenire a livello politico. In primo luogo, chiedendo ai partiti politici affini di far proprie quelle proposte e di impegnarsi a portarle avanti; in caso di risposta affermativa, dare diffusione pubblica al loro impegno e chiedere di sostenerli alle elezioni. In caso contrario, rafforzare la democrazia reale all’interno del coordinamento di organizzazioni e costruire una nuova forza politica che si presenti alle elezioni.
  • Invitare altre organizzazioni e altri movimenti sociali ad aderire al progetto della Nazione Umana Universale, ad aggiungersi all’elaborazione della strategia politica e a lavorare con forza per rimuovere i politici professionisti dal potere.
  • Avanzare nel processo di articolazione con altre organizzazioni affini a livello internazionale, per confrontare esperienze e organizzare azioni congiunte relative agli obiettivi globali.

 

Governi

  • Aderire come governo al progetto della Nazione Umana Universale.
  • Valutare gli obiettivi su cui si può avanzare nel breve, medio e lungo periodo e agire di conseguenza.
  • Indipendentemente dal tempo necessario alla realizzazione di altri obiettivi, cominciare da subito l‘apertura al coinvolgimento sociale dei cittadini attraverso i meccanismi della democrazia reale.
  • Contribuire alla diffusione e all’organizzazione di attività relazionate agli obiettivi del progetto.
  • Relazionarsi e coordinarsi con movimenti sociali, organizzazioni e governi che stiano lavorando per gli stessi obiettivi, a livello locale, nazionale e internazionale.

 

 

 

 

Passi specifici

 

Disarmo

  1. Sensibilizzazione delle popolazioni dei paesi armamentisti sulla necessità di non appoggiare più con il proprio voto governi che non pongano il disarmo come priorità della loro politica estera.
  2. Coordinamento tra organizzazioni che lavorano sul tema della pace e del disarmo, per organizzare forum, eventi e mobilitazioni chiedendo ai governi, in particolare a quelli delle superpotenze militari, l’attuazione dei punti seguenti:
  3. smantellamento totale degli arsenali nucleari ed eliminazione di tutte le armi di distruzione di massa;
  4. campagne di sensibilizzazione nei paesi implicati in conflitti armati, per far crescere il valore della pace e della vita in contrapposizione all’orrore della guerra, promuovendo consultazioni popolari per appoggiare i processi di pace;
  5. stipula di trattati di pace che sanciscano la rinuncia esplicita all’uso della forza per la risoluzione dei conflitti e il ricorso a negoziati per il ristabilimento della pace con l’appoggio della comunità internazionale;
  6. divieto di vendere armi a paesi che non accettino gli accordi di pace con altre nazioni, o nei quali siano in corso guerre civili;
  7. riduzione progressiva degli armamenti convenzionali, proporzionale allo sviluppo degli accordi di pace;
  8. riconversione progressiva dell’industria bellica in industria civile per la produzione di macchinari e attrezzature destinati allo sviluppo dei paesi poveri;
  9. divieto di vendere quantità di armi eccedenti le quote concordate per la difesa nazionale e la sicurezza interna di ciascun paese;
  10. introduzione nei sistemi educativi dell’Educazione alla Pace e alla Nonviolenza;
  11. divieto di fabbricazione e vendita di armi per uso civile.

 

Nazioni Unite

  1. Realizzare forum locali e nazionali per chiarire quale dovrebbe essere il ruolo corretto delle Nazioni Unite e analizzare l’incidenza delle attuali politiche dell’ONU su ogni paese.
  2. Coordinare campagne mondiali di diffusione, denunciando l’ipocrisia dell’ONU e, in particolare, la sua manipolazione da parte delle grandi potenze.
  3. Denunciare ovunque, ma soprattutto nei paesi membri del Consiglio di Sicurezza, la responsabilità di questi ultimi nel determinare la situazione di stallo in cui versano i processi di pace nel mondo.
  4. Fare campagne di pressione sui governi perché portino all’attenzione dell’ONU le seguenti proposte concrete:
  5. elezione democratica del Consiglio di Sicurezza attraverso il voto di tutti i paesi membri, abolendo l’esistenza di membri permanenti e il diritto di veto;
  6. proibizione di far parte del Consiglio di Sicurezza a paesi che aggrediscono militarmente altre nazioni, che esportano armi verso paesi aggressori, che facilitano o non controllano il traffico di armi;
  7. abbandonare la politica delle semplici raccomandazioni inoffensive e stabilire, come requisito per essere membri, il compimento di risoluzioni vincolate al sostegno della pace, alla difesa della vita umana e alla sostenibilità del pianeta;
  8. mettere a disposizione le capacità organizzative dell’ONU per facilitare ogni iniziativa delle popolazioni volta ad avanzare verso la Nazione Umana Universale;
  9. nel caso in cui le proposte sin qui enunciate non vengano portate avanti in seno all’ONU, formare un blocco di “Paesi per la Nazione Umana Universale” che denunci le manipolazioni delle grandi potenze e disconosca la loro autorità morale nell’avanzare iniziative. Intraprendere azioni comuni, concordate all’interno di tale blocco, per la realizzazione degli obiettivi menzionati.

 

Campagna per lo Sviluppo Mondiale

  1. Campagne nazionali di sensibilizzazione sull’importanza di essere solidali con tutti gli emarginati del mondo; cominciando da quelli del proprio territorio ma impegnandosi a sostenere anche quelli dei paesi con situazione più critiche.
  2. Campagne per la ricerca di volontari che mettano a disposizione fondi, materiali o lavoro per contribuire allo sviluppo dei paesi più poveri.
  3. Coordinamento tra organizzazioni affidabili già esistenti e con altre, messe in moto da volontari, allo scopo di canalizzare le energie e gli aiuti materiali.
  4. Rafforzare e ampliare tutte le attività che riguardano la salute e l’educazione, aggiungendovi la formazione professionale in base ad accordi per lo sviluppo stabiliti tra imprese e governi.
  5. Dare larga diffusione ai progetti di aiuto, per ottenere il maggior sostegno da parte della popolazione e delle istituzioni.
  6. Esigere dai governi la destinazione di una quota di bilancio alla realizzazione delle campagne per lo sviluppo, oltre all’appoggio logistico e alla copertura internazionale da parte delle Rappresentanze Diplomatiche.
  7. Incrementare in modo significativo la tassazione sui beni di lusso, per reinvestire i fondi nelle campagne per lo sviluppo; questo servirà non solo ad avere una fonte di finanziamento ma, soprattutto, a dare un segnale inequivocabile su quali dovrebbero essere le priorità di una società.
  8. Richiedere un sempre maggiore appoggio da parte dei governi, fino ad arrivare alla sottoscrizione di accordi internazionali che impegnino ogni paese a destinare una quota del PIL alla campagna; dallo 0,3 % fino al 3 %, a seconda del suo livello di sviluppo.
  9. Per poter realizzare questo impegno graduale, trasferire progressivamente allo sviluppo mondiale gli stanziamenti di bilancio oggi destinati agli armamenti.

 

Ristrutturazione del sistema finanziario internazionale

  1. Rendere coscienti le popolazioni del fatto che il potere finanziario globale è il peggior flagello dell’economia e il peggior nemico della democrazia; un cancro che ha ramificazioni in tutte le banche private del mondo e controlla buona parte del potere politico del pianeta. Si deve chiedere ai governi di lottare contro il dominio del potere finanziario, affinché la finanza cessi di depredare l’economia produttiva, di prosciugare gli Stati e di impoverire le popolazioni. Se si deve definire un nemico, è questo.
  2. Un altro passo del lavoro di sensibilizzazione che i movimenti sociali devono promuovere è quello di favorire il cambiamento dei paradigmi ideologici che sottendono alla visione che oggi si ha della finanza. Bisogna rafforzare l’idea che i flussi finanziari prodotti dal risparmio debbano essere destinati unicamente agli investimenti produttivi. La rendita finanziaria e speculativa, oggi naturalizzata quale attività lecita e persino prestigiosa, deve essere vista in modo critico e dispregiativo. Sarà opportuno suggerire agli operatori finanziari di cercarsi un lavoro dignitoso.
  3. Occorre incrementare in tutto il mondo le mobilitazioni volte a ripudiare la speculazione criminale delle banche private e ad esigere una completa riformulazione del sistema finanziario, realizzando i seguenti passi:
  4. smantellamento graduale del potere finanziario, evitando che si verifichino effetti indesiderati a causa del complesso intreccio tra finanza ed economia reale. Un primo passo è fare in modo che ogni paese ostacoli la fuga dei capitali verso i paradisi fiscali, con leggi severe e controlli rigidi, non riconoscendo alcuna legalità alle società offshore che operano in quei luoghi;
  5. approvazione di trattati internazionali volti sia a evitare triangolazioni finanziarie che finiscano per approdare nei paradisi fiscali, sia a restringere il flusso di capitali verso quelle nazioni che, pur non essendo paradisi fiscali, decidano di non dare appoggio a tale azione di controllo internazionale;
  6. sostituzione degli organismi finanziari internazionali attuali, che sono al servizio del potere economico e finanziario globale, con una Banca Mondiale Solidale che provveda alle necessità finanziarie degli stati, perché questi non siano più vittime di usurai e avvoltoi. Tale Banca comincerà a capitalizzarsi con quote dei singoli paesi e con un’imposta mondiale sui grandi capitali e sulle transazioni finanziarie;
  7. eliminazione dai trattati internazionali di ogni clausola che restringa la libertà di un paese nell’esercizio del controllo sul capitale finanziario internazionale. I paesi adegueranno gradualmente le loro normative, in modo da trasferire in modo progressivo il flusso dei risparmi dei cittadini dalle banche private a banche statali senza interessi, e tali leggi non potranno essere limitate da trattati stipulati a vantaggio del potere finanziario mondiale;
  8. nella misura in cui progrediscano le modifiche in campo finanziario a livello nazionale, si potrà aumentare la capitalizzazione della Banca Internazionale Solidale, che comincerà a finanziare progetti produttivi a livello di macro-regioni, assumendo le funzioni di una Banca Centrale Mondiale, e che avrà la possibilità di emettere una moneta comune per il commercio internazionale, anche nel caso in cui i paesi mantengano una moneta propria.

 

Libera circolazione delle persone

  1. È necessaria un’opera di coscientizzazione e sensibilizzazione delle popolazioni sulle condizioni di vita degli immigrati e dei rifugiati. È un compito dei cittadini, delle organizzazioni e dei governi, ed è fondamentale che i mezzi di comunicazione di massa diano loro il massimo appoggio.
  2. Si devono mettere i cittadini nella condizione di percepire l‘umanità e la sensibilità dello straniero, perché lo sentano come un fratello e non come un invasore. Si devono disattivare i pregiudizi, il senso di insicurezza e la paura di dover competere per un posto di lavoro o per il godimento dei servizi pubblici.
  3. Le organizzazioni sociali devono generare spazi di integrazione tra nativi e immigrati, per favorire la convivenza. Lo scontro culturale si risolve con il rispetto della diversità e con l’integrazione, non con il rifiuto e la creazione di ghetti.
  4. I governi devono pianificare l’integrazione sociale e lavorativa degli immigrati, così come devono farlo nei confronti dei nativi.
  5. Gli accordi tra nazioni devono procedere verso l’obiettivo di una totale apertura delle frontiere, cercando di orientare la migrazione verso i paesi che abbiano maggiori possibilità di accoglienza, ma senza porre restrizioni.
  6. Consolidare il concetto che nessun essere umano è illegale.

 

Fermare il disastro ecologico

  1. Per quanto le popolazioni siano ormai ampiamente coscienti delle problematiche ambientali, i movimenti sociali devono raddoppiare i propri sforzi per mettere in evidenza il ruolo svolto dal consumismo sfrenato, causa principale della devastazione delle risorse, dell’inquinamento e del riscaldamento globale.
  2. Le campagne per ridurre il riscaldamento globale e la devastazione delle risorse naturali non devono mettere enfasi solo sulle cause dirette del problema, ma anche, e soprattutto, sulla sua radice, cioè sulla matrice del consumo. Bisogna spiegare che la trasformazione del sistema economico è la condizione imprescindibile per fermare il disastro ecologico e che la cultura del consumismo, condivisa da buona parte della popolazione, deve essere superata.
  3. Si deve abbandonare la cultura dello scarto e promuovere quella dei beni più durevoli; si deve guadagnare in sobrietà nel consumo di oggetti e orientarsi verso la domanda di beni e servizi che non abbiano un impatto ambientale negativo.
  4. Sebbene lo sviluppo di ogni paese sia materia di pianificazione nazionale, si devono prendere accordi internazionali per progredire nel cambiamento del modello di consumo. Nei paesi meno sviluppati è ancora necessario far crescere il consumo di prodotti materiali e di servizi, ma nei paesi più sviluppati e nella frangia più ricca della popolazione mondiale deve diminuire il consumo di beni materiali e aumentare quello dei servizi.
  5. La trasformazione del modello di consumo deve essere pianificata a passi graduali, perché non abbia un impatto negativo sul sistema produttivo e non generi disoccupazione. Per una riconversione graduale del sistema produttivo è necessario pianificare una sua nuova configurazione economico-industriale.
  6. Si deve introdurre il concetto di Bio-economia e aggregare il costo della cosiddetta “impronta ecologica” al valore di ogni prodotto, per scoraggiare il consumo di prodotti con maggiore impatto ambientale.
  7. Si deve sovvenzionare la produzione di energie alternative, come quella solare, quella eolica e quella idrica; si può reindirizzare a tale finalità una parte dei profitti dell’industria petrolifera.
  8. Si devono tassare tutti i prodotti che utilizzano risorse non rinnovabili e utilizzare i fondi così ottenuti per sovvenzionare l’industria del riciclo.
  9. A livello nazionale, si devono obbligare le aziende che inquinano a investire in tecnologia non inquinante. A livello internazionale, si devono porre barriere al commercio dei prodotti provenienti da paesi che ancora consentono di inquinare durante il processo di produzione.
  10. I trattati di commercio internazionale devono spogliarsi della loro impronta neoliberista da libero mercato; il commercio internazionale deve essere regolato, allo scopo di ridurre in maniera drastica i fattori inquinanti.

 

Ribellione culturale alla manipolazione mediatica

  1. Si deve rendere manifesta alle popolazioni la farsa della manipolazione esercitata dai grandi mezzi di comunicazione e la loro dipendenza dai poteri economici, privati o statali. Un primo passo è la divulgazione di informazioni sugli interessi reali che stanno dietro a ogni media, in netto contrasto con l’apparente neutralità e l’indipendenza che essi ostentano.
  2. Bisogna spiegare in che modo, sotto la spinta degli interessi economici, viene incentivato il consumismo, che conduce alla concentrazione economica e al saccheggio delle risorse naturali; e in che modo, per la pressione degli interessi del potere economico e politico, si influisce sul comportamento elettorale dei cittadini perché niente cambi davvero.
  3. Si deve approfondire l’analisi psico-sociale per spiegare come agisce la manipolazione mediatica e come il ricettore passivo e ingenuo può essere facilmente condizionato. Bisogna spiegare anche come si modella l’immaginario collettivo per dare forma a necessità fittizie, desideri, punti di vista, verità assolute, “buon senso”, timori, fiducia nelle istituzioni, sciovinismo, valorizzazione della superficialità, conformismo.
  4. Le organizzazioni e i movimenti sociali possono lavorare per imporre questo tema all’attenzione pubblica e dargli la massima diffusione, anche se molti eventi culturali contro la manipolazione sorgeranno dall’ispirazione di persone o di gruppi spontanei. L’arte grafica, la letteratura, il teatro, il cinema, la musica e molte altre espressioni culturali potranno contribuire a mettere in risalto – e in ridicolo – la manipolazione mediatica.
  5. Le produzioni culturali di ripudio della manipolazione possono partire da creazioni molto semplici, che potrebbero essere divulgate dalle reti sociali, fino ad arrivare a opere di teatro, film, canzoni e altre espressioni di vario genere.

 

Diritti Umani

  1. Ognuna delle proposte che va nella direzione della Nazione Umana Universale è strettamente relazionata con uno specifico diritto e include al proprio interno l’opera di coscientizzazione su di esso; nondimeno, ai diritti umani si dovrebbe dare comunque il massimo risalto, mettendo in evidenza l’ipocrisia implicita nella loro declamazione da parte di chi li viola in modo sistematico.
  2. Nel caso di violazione dei diritti umani fondamentali le proteste, per risultare credibili, dovrebbero essere svincolate da ogni posizione ideologica, per evitare di cadere in uno scontro di denunce e giustificazioni incrociate, a seconda di quale sia la parte che ha commesso la violazione.
  3. Più che lavorare per accrescere la consapevolezza dell’importanza dei diritti umani, bisogna lavorare perché si percepisca l’Umano in ogni abitante della Terra e si rispettino i suoi diritti. Bisogna sensibilizzare le popolazioni sulla sofferenza di molti esseri umani perché, nonostante non lo si dica a voce alta, nell’immaginario collettivo spesso essi vengono visti ancora come subumani, il che relativizza l’importanza dei loro diritti.

Democrazia reale

  1. Il primo passo, da parte delle organizzazioni e dei movimenti che lavorano alla realizzazione di obiettivi specifici della Nazione Umana Universale, deve essere l’esercizio della democrazia reale al proprio interno. Questo implica, come minimo, la delega di funzioni per elezione diretta e l’esistenza di agili meccanismi di revoca del mandato; implica anche un contatto fluido tra i responsabili delle varie funzioni e tutti i membri dell’organizzazione, all’interno di un contesto deliberativo partecipato, flessibile, propositivo; infine, implica consultazioni vincolanti su tutte le decisioni di rilievo.
  2. Tutte le persone che volessero organizzarsi spontaneamente su un conflitto dovrebbero proporsi di sostenere la propria organizzazione praticando la democrazia reale, sia per mantenere viva l’azione su quel conflitto specifico, sia per continuare l’azione affrontando altre tematiche.
  3. Ogni volta che si organizzano azioni di protesta rivolte alle istituzioni pubbliche per sollecitare la soluzione di un conflitto particolare, si deve aggiungere alle richieste specifiche anche quella di legalizzare gli strumenti della democrazia reale, per disporre di agili canali di partecipazione popolare da utilizzare nei conflitti successivi.
  4. Ogni organizzazione deve dare impulso a un primo livello di articolazione con altre organizzazioni locali affini, realizzando momenti di dialogo e confronto, forum e attività comuni, per avere più forza al momento di lavorare sui conflitti ed esigere gli strumenti della democrazia reale. Anche tale articolazione tra organizzazioni dovrà essere contraddistinta dall’esercizio della democrazia reale al proprio interno.
  5. Ogni coordinamento tra organizzazioni deve puntare con chiarezza alla trasformazione del sistema, con obiettivi politici ben definiti. Ecco perché la cosa più importante è far sì che la potenza dell’insieme non si deteriori a causa di dissensi su questioni secondarie. In caso di disaccordi si dovrà aprire una fase deliberativa, che permetta di chiarire nuovamente la direzione; subito dopo si passerà all’azione, che dovrà essere sostenuta da tutti.
  6. L’articolazione delle organizzazioni deve trasformarsi in un movimento politico inclusivo, del quale facciano parte anche specialisti di aree differenti che possano elaborare progetti di legge sulle diverse tematiche. Tali progetti dovranno essere sviluppati in sinergia con le opinioni che emergano dall’ambito deliberativo comune, che non deve essere limitato ai soli membri dell’organizzazione.
  7. Dinanzi alle scadenze elettorali le organizzazioni dovranno decidere se limitarsi a esercitare pressione politica, ottenendo l’impegno di alcuni candidati a portare avanti le loro proposte, oppure se fare incursione nell’arena politica con candidati propri. Ma la priorità deve essere sempre, al di là degli obiettivi specifici, l’impegno a introdurre nella legislazione i seguenti strumenti di democrazia reale:
  8. generare spazi di dibattito e di decisione dei cittadini su diversi temi, attraverso l’utilizzo di tutte le tecnologie di comunicazione disponibili e obbligando i media privati a concedere spazi a tale scopo. Agevolare il confronto di opinioni, la critica e le proposte di una percentuale significativa di cittadini, generando un ambiente democratico dinamico che neutralizzi la tendenza all’irrigidimento delle istituzioni;
  9. formare i cittadini sui temi oggetto delle consultazioni, utilizzando i mezzi di comunicazione e assicurando spazio equivalente ai rappresentanti dei diversi punti di vista;
  10. istituire consultazioni popolari vincolanti su temi la cui rilevanza sia indicata dall’iniziativa dei cittadini o del governo. Definire, sia a livello comunale sia a livello regionale e nazionale, le tematiche e le frequenze delle consultazioni. Si dovrà procedere a passi graduali, aumentando poco a poco la frequenza delle consultazioni e passando da una frequenza minima annuale a una frequenza sempre maggiore, in relazione all’aumento delle possibilità e dell’agilità degli strumenti partecipativi;
  11. introdurre nella legislazione la revoca del mandato degli eletti a cariche pubbliche, perché i politici e i funzionari inadempienti possano essere sostituiti per mezzo del voto di una certa percentuale di elettori;
  12. promulgare una legge di responsabilità politica, in virtù della quale i candidati, prima di ogni elezione, debbano presentare in forma scritta le proprie promesse elettorali e possano essere destituiti dalla loro carica qualora non ottemperino agli impegni assunti;
  13. elezione diretta per voto popolare dei giudici e dei capi delle forze di polizia, con un calendario diverso da quello previsto per le elezioni delle cariche politiche;
  14. adozione del bilancio partecipativo a livello comunale e di consultazioni dei cittadini sulle linee generali di bilancio a livello regionale e nazionale;
  15. consultazioni popolari vincolanti su temi internazionali, sia che si tratti di decisioni di politica estera di un paese, sia che si tratti di decisioni di livello macro-regionale o mondiale, nella cornice di un processo di integrazione internazionale in direzione della Nazione Umana Universale.

 

Economia Mista

  1. Approfondire la critica ai paradigmi dell’economia capitalista e neoliberista: la teoria dell’”effetto sgocciolamento” della ricchezza, l’autoregolazione dei mercati, gli interessi bancari e il culto della proprietà privata.
  2. Installare il paradigma dell’uguaglianza di diritti e di opportunità per tutti, chiarendone l’autentico significato, i fondamenti e le conseguenze.
  3. Porre fine al drenaggio degli utili delle imprese verso la finanza speculativa e l’usura, promuovendo il loro reinvestimento produttivo tramite l’applicazione scaglionata di imposte sul reddito, con tasse inversamente proporzionali alla quota degli investimenti effettuati e alla creazione di posti di lavoro.
  4. Creazione di una Banca Statale senza Interessi decentralizzata, che opera attraverso le banche statali e si finanzia con fondi pubblici, con il risparmio privato e con una politica espansiva della Banca Centrale.
  5. Indirizzamento progressivo dei risparmi privati verso le banche statali senza interessi attraverso i seguenti passaggi: statalizzazione delle banche in fallimento, trasferimento di tutti i depositi a vista nelle banche statali, abolizione della concessione della garanzia pubblica sui depositi delle banche private che non osservino regole severe e non finanzino la produzione di beni.
  6. Proibizione assoluta di pratiche usuraie e speculative, mettendo tutto il sistema finanziario al servizio dello sviluppo e riducendo al minimo, da parte della Banca Centrale, la tutela delle banche private che non cooperano a tale progetto, fino alla totale estinzione di ogni aiuto.
  7. Politica monetaria espansiva ad alta precisione, volta al finanziamento dei progetti produttivi pianificati dal settore pubblico e dal settore privato in modo coordinato.
  8. Formazione, nei comuni, di un Comitato per lo Sviluppo Locale formato da scuole, imprese, lavoratori, disoccupati e settori del governo, con l’obiettivo di elaborare e attivare progetti produttivi che consolidino le potenzialità del territorio in articolazione con l’economia regionale e nazionale.
  9. Adeguamento delle leggi sul lavoro ai fini di promuovere una progressiva compartecipazione dei lavoratori agli utili, alla proprietà e all’assunzione di decisioni all’interno delle imprese, cercando un punto d’equilibrio tra i diritti dell’imprenditore (in relazione ai suoi investimenti) e i diritti dei lavoratori (in relazione al loro contributo integrale al funzionamento dell’impresa).
  10. Miglioramento della distribuzione del reddito alla fonte. Quello dei lavoratori mediante la partecipazione a una percentuale degli utili; quello dei piccoli e medi imprenditori produttivi mediante la disarticolazione dei monopoli che si appropriano della maggior parte della catena del valore.
  11. Disarticolazione dei monopoli attraverso l’applicazione di normative severe ma, soprattutto, mettendo in moto una grande quantità di nuove imprese nelle aree economiche soggette a monopolio, per mezzo di finanziamenti, promozione industriale e formazione, in un’azione coordinata tra Stato e PMI (Piccole e medie imprese)
  12. Disarticolazione dei monopoli di commercializzazione che sfruttano i piccoli produttori, creando cooperative che abbiano maggior forza di negoziazione e promuovendo la diversificazione degli attori impegnati nella commercializzazione nazionale e internazionale.
  13. Campagne di sensibilizzazione sulla manipolazione mediatica esercitata dai grandi marchi allo scopo di condizionare i consumatori e monopolizzare i mercati, accumulando profitti spropositati rispetto ai costi di produzione.
  14. Regolazione del mercato dei capitali evitando gli investimenti speculativi, fissando termini minimi tra l’acquisto e la vendita di azioni e stabilendo una tassa su ogni operazione.
  15. Pianificazione dello sviluppo produttivo globale, cercando di convertire la matrice del consumo indiscriminato e rapace delle risorse naturali in una matrice di consumo razionale e equilibrato per tutti i settori della società. Potenziare la crescita nelle aree dei servizi, ottimizzando la sanità, l’istruzione e la ricerca.

 

Paradigmi culturali

  1. Mettere in discussione, con ogni mezzo comunicativo possibile, i valori dell’antiumanesimo: la violenza in tutti i campi, l’individualismo, il consumismo, la mancanza di solidarietà. Esemplificare i comportamenti anti-umanisti in un “decalogo della stupidità umana” che aiuti a interiorizzare la necessità di un cambiamento.
  2. Implementare a tutti i livelli educativi l’Educazione alla Nonviolenza. Proporre come comportamento esemplare la resistenza a ogni forma di violenza.
  3. Far prendere coscienza della necessità di un cambiamento di valori, senza fare prediche moraliste ma utilizzando la dinamica stessa delle azioni che si compiono nel portare avanti i progetti ispirati alla Nazione Umana Universale.
  4. Far prendere coscienza dell’universalità dei valori umanisti e del fatto che essi, in quanto universali, non riguardano soltanto la relazione con le persone più vicine, ma anche quella con tutti gli abitanti del pianeta.
  5. Rafforzare l’adesione alla Regola d’Oro: “Tratta gli altri come vuoi essere trattato” quale miglior guida interiore per il comportamento umano.

 

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